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Fabrizio De Santis è l'erede di un'illustre famiglia di notai che da secoli presiede alla stipula di atti e contratti a Milano. Ha scoperto un'irregolarità in un documento redatto dallo studio e ha deciso di denunciarsi alle autorità competenti. Ma proprio mentre è alla sbarra, pronto a costituirsi e affrontare le conseguenze del proprio gesto, irrompe suo padre, che non ha mai mostrato particolare entusiasmo per quel figlio sognatore, svagato e buono. Lo afferra per un braccio e, senza fargli finire la sua deposizione spontanea, lo trascina via rivelandogli quello che era chiaro a tutti tranne che a lui: l'irregolarità c'era, e tutto lo studio lo ha sempre saputo, sfruttandola per arricchirsi. Fabrizio obietta e il padre può fare quello che desiderava da tempo: lo disereda e obbliga Loris, il suo guardaspalle, un passato tra criminalità e guerra del Vietnam, ad allontanarlo da Milano. Per sua fortuna Fabrizio ha un angelo custode: il suo migliore amico Saverio, che gli affida un casale un po' diroccato nei pressi di San Gimignano... Caterina Vanoli invece vive a Boston, dove insegna architettura del paesaggio. Non è un buon periodo. La madre è scomparsa da poco. Il fidanzato con cui è stata cinque anni l'ha lasciata. Per telefono. E il suo sacerdote di riferimento, padre Joseph (che al liceo era stato il fidanzatino di Caterina), deve farle una rivelazione: l'uomo anaffettivo e violento che l'ha cresciuta non era suo padre. Suo padre era, o forse è, italiano, toscano e viene da un paesino medievale chiamato San Gimignano... Si innesca così la catena di formidabili coincidenze che porterà a incrociarsi le strade dei due protagonisti: Caterina, donna forte e fragile al tempo stesso, e Fabrizio, puro di cuore, idealista e un po' imbranato. Longarini regala al lettore una storia di destino, di fedeltà a se stessi. E, ovviamente, d'amore.